Alla vigilia c'erano due gruppi pronti a pedalare, uno diretto in quel della Majella e un altro diretto in quell'altro del Gran Sasso, dopo però aver perso i rispettivi compagni Fabio e Rocco hanno ben pensato di giungere a nozze ciclistiche e riunirsi compatti per affrontare un magnifico Anello del monte Sirente. (oh mannaggia, il titolo dell'articolo mi sa che è sbagliato!).
Dopo una vigilia insonne passata a studiare il tracciato nei minimi dettagli per evitare inconvenienti si decide di impostare l'appuntamento per le 10:30, orario perfetto per chi ha intenzione di fare un percorso di 62km con oltre 1000mt di dislivello nella giornata più calda dell'anno. Fatto sta che dopo l'incontro e i cambi d'abito si dicono due battute rapide e il duo parte per il sentiero vicino al cimitero di Collarmele con in testa il motto "vivi o morti sicuro qua ritorneremo!".
Passa nemmeno 1km e chiedo al mio compagno uno stop fisiologico, il compagno non emette fiato e la prima sosta del giorno è già messa sul taccquino. Felice di essermi liberato di una piccola zavorra mi rimetto in sella e dopo pochi metri prendo un sercio lungo la strada e faccio la mia prima caduta in MTB con le mie nuove scarpe con gli agganci; una piccola abrasione sul gomito e niente più, e pensare che il timore di rischiare la vita di cui mi ero autoconvinto mi perseguitava da mesi e mesi... per mia sfortuna la gioia di essermi liberato di un fantasma non durerà che qualche ora...
Di contro Rocco macina sterrato come un trattore, tutta la grande esperienza ciclistica (seppur prettamente su strada) si vede in ogni affondo di pedale, in ogni curva con sgommata, in ogni impennata su sentiero sconnesso, in ogni gioco di equilibrio impossibile, in ogni soldo che passa ai suoi amici recensori perchè raccontino frottole! Scherzi apparte il signorino imposta una pedalata degna di un orologio svizzero e senza emettere fiato riesce a stare in sella anche sulla rampetta finale alle porte di Aielli quasi ininterrottamente, d'altra parte, come lui stesso ama ripetere, l'agonismo della pedalata e il portare al limite un fisico scolpito dallo sport sono la sua unica preoccupazione a discapito anche della logistica (...questo lascia pensare su chi abbia deciso l'orario di appuntamento...).
La giornata è afosa, sono le ore più calde quando ci apprestiamo a salire i 9km descritti sulla guida come non impossibili ma costanti, fa un caldo micidiale e l'idea di non stare a Roma non basta a rinfrancarci del caldo; sopra di noi cominciano a volteggiare condor e la terra mossa dalle nostre ruote si rifiuta di alzarsi. Siamo in balia di noi e delle nostre scelte e senza accorgermene ho gia finito una borraccia d'acqua e sto per finirne una seconda, purtroppo il fisico non fa in tempo ad acquisire i liquidi che subito li rigetta da qualsiasi punto del corpo. Rocco il saggio mi consiglia di bere a piccoli sorsetti, di non appesantirmi di acqua, io non posso che far tesoro del consiglio ricevuto e, non appena il compagno volta la testa, ne approfitto per tracannare acqua più di quanto non avrei fatto senza il consiglio, a lui ovviamente non dico nulla, certo è che lo scoprirà leggendo questo racconto.
La strada sale imperterrita, ciò nonostante la nostra pedalata è continua, saliamo senza mai fermarci e ci stupiamo nel vedere altimetro e conta km con valori più alti di quanto sperato. Dopo 5,5km però comincio a perdere qualche colpo, rallento un pochino la marcia sotto il dolore della schiena e sotto il peso di zaino e panza ma cerco di coordinare respirazione e pedalata in un ritmo ininterrotto nell'intento di non entrare in iperventilazione e tachicardia con conseguente embolo. Rocco si accorge del mio calo di potenza e da vero compagno rallenta, mi si mette dietro e comincia a spronarmi e darmi motivazioni per salire. E' in questo momento che succede in me qualcosa di strano; non so bene per quale scherzo della mia psiche poco prima che venissi spronato cercavo nel mio silenzio e nel mio respiro affannoso tutta la concentrazione e la motivazione necessaria, non appena ricevuti gli incoraggiamenti (un gesto che non posso far altro che definire da vero grande compagno) la mia mente perde concentrazione prima e motivazione poi e ai primi sintomi di tachicardia sgancio il piede dal pedale e mi accascio sotto uno dei pochi alberi presenti a bordo strada, a Rocco non dico nulla sulle cause del mio cedimento, certo è che lo scoprirà leggendo questo racconto. La stanchezza è tanta e la strada da fare anche e come se non bastasse ci aspettano ancora i 2km finali di salita al Vado Castello, ripartiamo quasi subito abbandonando l'ultimo albero della salita ma ci fermiamo poco dopo nei pressi di un bel vedere per un autoscatto, ripartiamo dinuovo ma dopo poco ci rifermiamo ad una fonte per abbeverarci. Insomma la gita, unitamente a questo racconto, da ardita si è trasformata in uno strazio, la nostra salita si fa molto lenta e il tempo a nostra disposizione si riduce tantissimo, sono già le 13.00 passate e stiamo al cospetto della pendenza e più arcigna del tracciato.
Eccoci finalmente, l'ultimo tratto di ardua salita è davanti a noi, il Vado Castello ci attende con la sua serpentina di tornanti e il suo fondo sconnesso; io provo a stare in sella e dopo pochi metri rinuncio all'idea mentre Rocco riesce a salire con giusto un paio di incertezze. Quest'ultimo rinfrancato dall'ascesa mi urla che la strada non è poi così messa male e che provare a star in sella è un dovere del grande ciclista, in effetti se si prova a fare cose più difficili di quanto fatto come si può migliorare? E poi cadere non è poi così drastico come ho potuto constatare la mattina! Mi convinco a mettermi in sella ma per sicurezza lascio un piede sganciato dal pedale, procedo abbastanza bene e vado dinamico e felice convinto di poter superare un tornante ghiaioso ma... è incredibile come in pochi millesimi di secondo si possano provare tante emozioni: autoconvincimento, coraggio, determinazione, allegria, presa di coscenza (sto per cadere), terrore, speranza, seconda presa di coscenza (il pedale sganciato non lo lo è più), dolore, terza presa di coscenza (stamattina ho avuto culo), odio, dolore (non so se è un sentimento ma in certe circostanze ce lo fai diventare), odio, dolore, odio, dolore, etc... Nel cadere prendo un colpo dalla manopola del manubrio sulla trachea e dopo essermi fermato sul ciglio del tornante valuto l'integrità delle mie vie respiratorie e mi concedo due minuti di meritato riposo in cui studio tutto il menù degli insulti da rivolgere all'indoloso ma colpevole Rocco una volta raggiunto nel pressi di chissà quale praticello beato a prendere il sole.
Mi rialzo acciaccato e un po' a spinta un po' in sella concludo la salita del Vado e finalmente supero uno sperone che dà il benvenuto alla magnifica veduta del verde altipiano di S.Maria dove trovo Rocco su un praticello beato a prendere il sole, per sua fortuna ho smaltito l'altalena di sentimenti negativi. Proseguiamo per fratte e tra una catena saltata e qualche foto giungiamo finalmente al punto più alto della giornata, il valico nei pressi del Prato del Popolo (1607mt come dice altimetro e cartina IGM), un breve relax e giù fino alla Val d'Arano.
Ovindoli, ah che bella fresca e ridente cittadina, tutto intorno a noi gente stravaccata sotto alberi a prendere la frescura dopo chissà quale ricca magnata, ristoranti e paninerie ovunque, tanta stanchezza nelle gambe, orario tardo (16:00) e soprattutto tanta e tanta strada ancora davanti a noi. Io e il compare facciamo un meeting, uno di quelli silenziosi che basta guardarsi negli occhi per darsi la mano ed entrare d'amore e d'accordo in uno chalet di prodotti tipici abruzzesi per comprare un panino con salame e provola e una pesca noce per sentirci come due persone che mangiano sano! Dopo un'ora di bi(sta)vacco capiamo che di proseguire lungo l'itinerario originale non è cosa e dopo aver furbamente rinominato "l'anello del monte Sirente" ne "l'anello della Serra di Celano" prendiamo l'asfalto tutto in discesa fino a Celano e poi giù fino a riprendere la tiburtina. Finalmente la sfacchinata sta per giungere al termine. In cuor mio non vedo l'ora di raggiungere la macchina e sdraiarmi su qualche marciapiede e alla visione del cartello "Collarmele 3km" sento di avercela quasi fatta ma... è incredibile come la mia ingiustificata ammirazione per l'altro pedalatore (rinfrancato dal panino col salame) finisca sempre per condizionarmi; da grande conoscitore dell'asfaltato locale Rocco mi propone una strada alternativa, "se sali da qui sono 3km di salita costante mentre se segui me ci facciamo un po' di discesa-pianura e poi soli 500mt di salita pendente", io accetto la proposta e mi rinfranco della strada in discesa-pianura che vado percorrendo. Tutto sembra magnificamente volgere a conclusione quando, ai piedi di una salitona, ho nuova visione di un cartello "Collarmele 2,5km". Dubbioso di aver capito male le parole dette poco prima faccio notare al compare il kilometraggio scritto e dopo aver ricevuto risposta "si sono sbagliati" capisco che non avevo capito male e capisco anche che di questo manigoldo non mi dovevo fidare! Compio gli ultimi km con la lingua a terra su questa salita che sembra infinita, mi superano macchine, moto, cani, tartarughe e anche le persone che fanno la strada in senso contrario, procedo di una lentezza straziante e nella mia lenta agonia penso al motto di inizio mattinata.
All'ultima rampetta cedo, mi fermo e mi scolo un'intera borraccia davanti ad un vecchiarello coi rayban seduto solo col bastone tra le mani nella sua verandina di casa, il tipo si gode tutta la scena pensando che una cosa così movimentata non gli era mai capitata nei suoi divertentissimi pomeriggi Collarmenici. Rocco viene e mi sbeffeggia denigrando il c*** fatto fino ad oggi e in uno scatto di ira e determinazione risalgo in bici, faccio un autografo al vecchio e salgo la rampa per giungere finalmente alla macchina.
Una grande giornata nel segno dell'avventura che ha visto un'inedita coppia scegliere tracciati intraprendenti con la determinazione di scrivere imprese eroiche, l'impresa è solo rimandata e per quanto mi riguarda con un compagno di strada così tosto non posso che sperare di tornarci su sterrato assieme quanto prima... sempre che adesso voglia ancora parlarmi!
Partecipanti: Rocco Pasquale, Fabio D'Angelo
Per vedere la descrizione del percorso in Mountain Bike per l'anello della Serra di Celano clicca qui