Ore 5.00, suona la sveglia; la ritardo di 7 minuti. Ore 5.07, risuona la sveglia e mi alzo, mi preparo e arrivo all'appuntamento alla Metro alle 6.07, in ritardo giusto di 7 minuti al meeting della partenza per quella che sarà una magnifica esperienza per la direttissima al Corno Grande!
Il gruppo, formato da me, Mitch e Pascale, è valido e determinato a percorrere il canale Bissolati come concordato il giorno prima. La coerenza è il nostro punto forte e già in viaggio verso Fonte Cerreto cominciamo a parlare di quanto sia bella la direttissima, di quanto sia desiderata, di quando la faremo in un giorno lontano... insomma, tutti vogliamo fare la direttissima ma nessuno lo dice e così decidiamo tacitamente di lasciare al caso la scelta del percorso.
Arriviamo alla funivia e subito ci viene data una brutta notizia, la prima cabina partirà in ritardo a causa del vento e del ghiaccio che bloccano la stazione a Campo Imperatore. Ma come? C'è un sole e un caldo che arrostiscono pure li serci! Aspettiamo un po' tra battute e risate e alle 8.30 la notizia dell'apertura della funivia giunge come un fulmine a ciel sereno e come fossimo al porto di Civitavecchia, ci imbarchiamo nella prima cabina stracolma (a quanto mi dicono neanche troppo) di sciatori e snowboarder con le loro ingombranti tavole al seguito. Sembra di partire per le vacanze al mare e dopo aver chiesto quanto tempo manca per giungere ad Olbia constato che gli unici trekker siamo noi tre e due ragazzi, anch'essi estraneati dagli sciatori in un angolino della cabina.
Lungo la salita un brividino risale lungo la magliettina smanicata con cui ci siamo imbarcati, guardo fuori dal finestrino e vedo tutto bianco. Strano, il vetro non mi sembra appannato... La triste rivelazione mi colpirà amaramente all'arrivo dove immersi in una grigia nuvola e sferzati dal vento corriamo su delle panchinette a coprirci il più possibile.
Ore 8.45 orientandoci prendiamo la strada verso l'invisibile Duca degli Abruzzi, insieme a noi si aggregano anche gli altri due ragazzi che si fanno chiamare Simone e Francesca, chissà perchè? Saranno forse i loro nomi di battesimo? Attanagliati da questo dubbio amletico raggiungiamo, nonostante l'abbondante neve, il rifugio senza ramponi. Il vento è più forte rispetto alla partenza così ci attrezziamo con le maschere da neve, tutti tranne io che con i miei ridicoli occhialini comincio sin da subito ad avere problemi.
Ci mettiamo in cammino su innevate creste mentre il meteo sembra aprirsi. Io mi ritrovo costretto a fermarmi ogni tre metri per pulirmi gli occhiali che si appannano in continuazione a causa dell'umidità e del freddo; questa situazione inaspettatamente mi stressa non poco privandomi della solita goduria che mi dà l'ambiente di montagna. Mi ritrovo dunque a seguire mestamente le tracce di Fabrizio e Daniele, praticamente due veterani della zona. Sono un vulcano in eruzione e il mio estremo disagio comincia a trasparire e Fabrizio è il primo ad accorgersene. Con un gesto magnanime e da vero compagno di montagna mi chiede se voglio usare i suoi occhiali riposti accuratamente nello zaino. Mai fu fatta gentilezza più amara! Io accetto volentierissimo così prendo la sua custodia, estraggo gli occhiali, vi ripongo i miei e reintroduco la custodia nello zaino, in tutto questo però mi dimentico di richiudere la tasca dello zaino a Fabrizio. Fortunatamente questo particolare non provoca problemi... per i primi 10 secondi! Dopo soli tre passi Fabrizio viene ingoiato da una voragine di neve che gli si apre sotto i piedi, cade a testa in avanti e tutto il contenuto della tasca superiore viene catapultato lungo la scarpata, il cellulare prende propria vita e con la velocità massima di 180km/h percorre in pochi secondi i 200mt che fino in fondo a Campo Pericoli (record del mondo) e probabilmente ringalluzzito del traguardo ha preso la strada per la Val Maone; il portaocchiali viene smarrito ma, non si sa per quale strana legge della fisica, i miei occhiali vengono ritrovati li vicino insieme al portafogli e alle chiavi della macchina.
Messo alle spalle l'incidente si prosegue lungo la strada ma personalmente sono davvero dispiaciuto dell'accaduto, dispiacere che si aggiunge allo stress provocato dalla mia precedente ciecità e alla stanchezza fisica che le condizioni meteorologiche ci stanno ponendo, infatti ha cominciato a sbuffare un vento fortissimo e il cielo si è nuovamente annuvolato. In questo stato mentale non posso proseguire e rimangono solo due cose da fare: rinunciare alla mia escursione dato che oggi non è cosa oppure abbandonare la mia provatezza mentale e tornare in gioco al 100%. In fondo tutti gli sport si giocano per gran parte al livello mentale e le occasioni in cui veniamo messi alla prova vanno colte al volo e così mi lascio coinvolgere dalla determinazione dei 2+2 amici e a mia volta dò il mio contributo alla festa.
Come da esatte previsioni della vigilia giungiamo al Sassone, cosa strana dato che per il Canale Bissolati bisognava deviare prima, in questo momento si palesa la realtà: Daniele e Fabrizio hanno già tentato l'ascesa per la direttissima senza riuscirvi per ben 4 volte e la loro ostinazione li ha portati nuovamente al cospetto di questa via in invernale, con tanta neve fresca, vento che sfigura e nuvolacce sopra di noi che danno pessimo presagio, condizioni perfette! In questo istante la logica prende possesso di Simone e Francesca i quali con un "noi torniamo, non pensiamo sia il caso di proseguire" prendono la via del ritorno. Nello stesso istante la sincerità abbandona il grande Mitch il quale con un "noi saliamo giusto altri 10mt per essere sicuri dell'impraticabilità, vi raggiungiamo" prende insieme al Pascale la via in salita. Io non sono tanto per la quale ma sono convinto che noi tre assieme oggi possiamo tranquillamente conquistare la vetta e tornare stanchi ma indenni e così decido di assistere i miei compagni alternandomi con loro nel battere la pista.
Siamo già saliti parecchi metri e abbiamo superato un paio di canalini ma non riusciamo a vedere oltre la punta del nostro naso, stiamo proseguendo con un attento orientamento e sebbene fin'ora la strada intrapresa è sicuramente quella giusta ci troviamo al cospetto di molti dubbi sulla prosecuzione; non riusciamo più a capire quale sia la strada giusta da seguire, non sappiamo bene quanti metri mancano alla vetta e nel frattempo è cominciato anche a scendere anche un po' di nevischio. Mitch è alla guida, si gira verso di noi e ci propone di tornare indietro, noi stiamo per concordare quando, come d'incanto, una folata di vento porta via le nubi e a meno di 5 metri vediamo la cresta, la raggiungiamo in pochi concitati secondi e Daniele vede la croce vicinissima, è gioioso più di un bimbo all'asilo, io e Fabrizio lo raggiungiamo ma le nubi hanno già ricoperto tutto, poco importa, seguendo la cresta raggiungiamo agevolmente la vetta occidentale del Corno Grande e la sua croce in un'atmosfera unica che rimarrà per sempre nei nostri pensieri.
Ci facciamo rapidamente due foto (che a vederle sembra siano state fatte in Val Padana) e ci ributtiamo giù per la direttissima seguendo le orme della salita. Presi dall'euforia i miei compagni delirano e d'improvviso cominciano a parlare di lavori domestici, di come Daniele lava bene i piatti e di come Fabrizio usa divinamente il folletto per pulire casa. Dopo aver apprezzato la dolcezza e casalinghezza dei miei compari comincio dall'alto a lanciargli slavine di neve ricordando che arrivare in vetta è metà percorso, loro lo ben sanno e così si riprende il giusto ritmo del passo e i giusti argomenti (montagna, tette, birra, culi, moto, etc.).
Nel frattempo il vento si è rafforzato, incredibilmente, ancora di più, facciamo appena a tempo di uscire dal canale che le folate ci buttano violentemente in terra, non riusciamo a comunicare e la neve alzata dalle cornici ci scartavetra la faccia, le nubi passano come fossero metropolitane e ora ci si vede, ora non più, ecco Fabr... no, non c'è più!
La stanchezza comincia ad essere davvero tanta e mi sembra di avvisare negli altri quasi frustrazione, io invece mi sento stranamente alla grande, sarà che ho superato le difficoltà mentali in mattinata o che le ginocchia messe sotto pressione stanno rispondendo bene, in realtà ho impostato un passo per me sostenibile e proseguo cercando solo di far fronte all'incessante vento. Daniele parte in quarta e si mette davanti ma ogni tanto lo raggiungo trovandolo stramazzato al suolo alla ricerca di riposo e di riparo dal vento. Il più provato sembra il buon Pascale che però, zitto zitto, non si ferma mai e ci segue con buon passo.
A questo punto un solo problema ci rimane da affrontare; sono le 15.45, non abbiamo ancora raggiunto il Duca degli Abruzzi e l'ultima cabina della funivia parte alle 16.30. Fortunatamente la squadra non è fatta di pivelli assoluti e così la stanchezza viene temporaneamente messa da parte a favore del passo che viene leggermente accelerato e una volta raggiunto il rifugio di corsa giù per l'innevata discesa che stamattina sembrava ostica e che adesso sembra un'inezia in confronto a quanto provato.
Ore 16.20, raggiungiamo la stazione della funivia e constatando che siamo le uniche forme di vita sul Gran Sasso insieme al pilota della cabina torniamo a Fonte Cerreto dove parlando di lavatrici e ammorbidenti ci prendiamo una birra e un po' di meritato relax.
Un'escursione che non verrà mai dimenticata; conoscendo i miei amici so che quando ci vedremo davanti ad una birretta si parlerà di questo giorno, un giorno che è ormai passato ma che non rimarrà da solo. Le avventure da vivere sono appena cominciate!
Partecipanti: Fabrizio Pascale, Daniele "Mitch" Gianandrea, Fabio D'Angelo
descrizione del percorso al seguente link: salita invernale per la Direttissima alla vetta Occidentale del Corno Grande