Il sole cala dietro le montagne in una calda ed umida serata di aprile. Le tende sono issate e il fuoco acceso nella vigilia dell'ascesa dal canalone Majori al monte Sirente.
Siamo a fine aprile eppure in montagna di neve ce n'è ancora tanta. Perchè non approfittarne? E così ripescando un progetto di invernale al Sirente decidiamo con Simona di affrontare il canalone Majori. All'udir del progetto nei sobborghi di Ostia comincia a palparsi fermento, l'idea di un'invernale per quel canale riempie di gioia Daniele, Fabrizio e il tanto atteso Stefano latitante negli ultimi tempi e così dopo un'attenta preparazione e una puntualità esemplare si parte tutti in (ri)tardo pomeriggio da Roma alla volta dei pratoni del Sirente.
Giunti ai prati si monta la tenda, si accende il fuoco e con una mangiata alla brace, una birretta e una schitarrata comincia la serata e la movida per concludere alla grande il giorno del mio ventiseiesimo compleanno. Da ricordare sicuramente il quantitativo di patate alla brace in grado di risolvere la fame nel mondo e la partecipazione ai canti di Daniele, svegliatosi con un'allegria infantile alla sola Canzone del Sole.
Ore 04.30, suona la sveglia dopo una notte corta e parzialmente insonne a causa del freddo e dell'umidità. Smontiamo baracche e burattini e ci appropinquiamo al nuovo Chalet Sirente, imponente costruzione di gestione del comune di Secinaro, tanto imponente quanto inutile (la struttura è ancora chiusa e probabilmente per utilizzarla si deve chiamare il comune e prenotare). Partiamo di buon ora e mentre Simona comincia ad esplorare la sentieristica della zona il gruppo si sfilaccia e inaspettatamente un membro del gruppo comincia ad accusare la movimentata serata della vigilia; il grande Mitch, solito a stare davanti al gruppo guidandolo col suo cicalare, si vede stranamente in dietro tutti, quasi ammutolito, costretto a fermarsi spessissimo per mancanza di benzina. Fabrizio e Stefano cominciano a preoccuparsi, sono gli unici ad aver già visto Daniele in queste condizioni e sanno che sarà per lui una lenta agonia fino alla vetta.
Inoltratici nel bosco seguiamo dei segnali ma piano piano le tracce di sentiero si fanno sempre più fantomatiche fino al loro completo scomparire contemporaneo anche allo smarrimento della segnaletica. Orientandoci ed utilizzando come riferimento dei lontani e nascosti bastioni di roccia oltre il bosco proseguiamo in salita ma giunti in una zona meno fitta della faggeta ci rendiamo conto che il canale Majori è ben più ad Ovest rispetto noi.
Cominciamo a traversare mentre Daniele è irrimediabilmente arretrato e segue mestamente le nostre tracce; la neve fa la sua comparsa e con qualche saliscendi rallenta la marcia mettendo a rischio di scivolata i membri del team. A farne le spese per primo è chiaramente Mitch che con urla strazianti viene ripescato a testa in giu nella neve.
Finalmente riusciamo a raggiungere l'imbocco del canale tra ghiaioni e zone innevate. Fabrizio, Simona e Stefano cominciano a salire gradinando l'ascesa mentre dai lati del canale si sentono forti tonfi di roccie che rotolanti cadono fino a fondo valle. Io per la prima volta in vita mia ho scordato il caschetto ma, in fondo, con pietre di quella portata il caschetto farebbe ben poco. Fortunatamente il canale è enorme e lo seguiamo sul fondo tenendoci nella zona più ombreggiata con neve più rappresa.
Il vento comincia a soffiare in maniera costante; io mi fermo per calzare i ramponi e attendo Daniele per non lasciarlo solo, anche lui ha i ramponi ai piedi e senza particolari difficoltà tecniche ma in preda a carenze fisiche prosegue piano piano nella sua marcia. A metà canale raggiungo i primi tre e mi metto davanti a battere la pista fino ad una visibile valanga scesa qualche giorno fa nel pieno dell'anfiteatro sommitale. Ci riuniamo tutti e cinque dietro una dolina di neve al riparo dal vento e ci prepariamo all'ascesa finale.
Dopo una breve sosta a salire senza problemi, in un lampo di lucidità il fin lì agonizzante Daniele si riprende improvvisamente e come una gazzella si mette davanti a tutti e raggiunge l'uscita del canale in pochissimo tempo. Nella speranza di essere vicini alla vetta si trova costretto a ricredersi vedendola lontana oltri 100mt di cresta. Imprecando contro una descrizione che dettava "raggiungere la vicinissima vetta per facile sentierino" si rimette in cammino. Effettivamente la vetta è vicina e verrà raggiunta facilmente ma probabilmente il mio amico, a seguito dello sforzo appena fatto, è in preda a visioni mistiche ampliate dall'alta quota e dalla ciecità da neve.
Ore 11.00, finalmente raggiungiamo la cima e il secondo bivacco può avere inizio. Mentre Simona, nonostante un incessante vento, si concede un riposino, gli ostiensi tiran fuori, come vuole la tradizione, qualsivoglia tipologia di vivanda, dal formaggio ai biscotti, dalla frittatina al pane casareccio. Io mi metto a distribuire i 27 panini con prosciutto avanzati dalla mia festa di compleanno e dopo quasi un'ora di panciolle, barcollanti, ci rialziamo e riprendiamo la strada del ritorno, non prima però di una foto di vetta e di una Marlboro Men.
La discesa è ripida e rapida, con i ramponi ai piedi si scende agevolmente. Athos, Portos e Aramis perdono tempo beandosi di calde ed erbose insenature in cresta mentre io e Simona raggiungiamo in breve tempo l'uscita del canale e scalziamo i ramponi sull'ultima lingua di neve. Attendiamo i moschettieri di Ostia Antica ma questi, raggiuntici, ricominciano a parlare di faccende di casa e di corsi da casalinghi. Tra i tre il più stordito non è più Daniele, oramai ripresosi alla grande nei fasti di vetta, ma Stefano. Guardo attentamente il mio compagno e mi accorgo che le sue pupille sono dilatate, all'udire di tante cazzate lo vedo con lo sguardo perso nel vuoto, il pizzetto gli è diventato verde e la sua lingua violacea. Provo a spronarlo facendogli notare che la zona è ancora a rischio caduta massi e che il sentiero è ancora lungo ma il mio amico non reagisce più, nella sua testa solo scimmie che passano l'aspirapolvere e giraffe che lavano i piatti. Anche Fabrizio mostra leggeri segni di squilibrio e dopo essersi fermato per togliersi i ramponi riparte con i ramponi ancora ai piedi...
Ripartiamo, chi prima, chi dopo, per l'agevole e accogliente sentiero non percorso all'andata. Lungo la via si scherza facendo un po' di bouldering e dopo aver capito di aver mancato il sentiero corretto per 10mt raggiungiamo le macchine e lo chalet dove con una birretta (avanzata dalla sera prima) e cibarie varie ci godiamo il meritato riposo dopo una piacevole e assolata giornata.
Concludendo posso dire che la giornata è andata alla grande; un canale che mi ha sempre dato un po' di timore per la sua imponenza è invece stato per me piacevolissimo da percorrere. Sono rimasto davvero colpito dalle condizioni odierne di Daniele e sono contento di averlo conosciuto anche per questo lato della medaglia. Fabrizio e Stefano si sono confermati come sempre grandissimi compagni di montagna mentre di Simona, beh, non posso che ribadire la sua forza, simpatia e bellezza!
Grazie ragazzi per questo regalo!
Partecipanti: Simona Pergola, Daniele "Mitch" Gianandrea, Stefano, Fabrizio Pascale
Per vedere la descrizione del percorso Canalone Majori (valle Inserrata) al Monte Sirente clicca qui